Il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Fondazione Seminare il Futuro, continua la ricerca sulla selezione di nuove varietà per l’agricoltura biologica ospitando i campi catalogo. Quest’anno, grazie al lavoro di selezione della Fondazione, è entrato in produzione “Inizio”, il primo seme appositamente sviluppato per il biologico. A parlarne è Federica Bigongiali, direttrice della Fondazione.
11 ottobre 2024. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” dell’Università di Pisa apre le porte per un evento speciale organizzato dalla Fondazione Seminare il Futuro, con il sostegno di NaturaSì e della Cooperativa Gino Girolomoni.
Quest’anno l’evento coincide con la messa in produzione del primo seme selezionato dalla Fondazione per l’agricoltura biologica: “Inizio”, una varietà di grano duro sviluppata dalla Fondazione in collaborazione con il CREA di Foggia. Tuttavia, la ricerca non si ferma qui: prosegue presso il Centro “Enrico Avanzi”, sempre con il sostegno di NaturaSì e della Cooperativa Gino Girolomoni.
Federica Bigongiali commenta questo importante traguardo: “Inizio è una varietà di grano duro selezionata per rispondere alle esigenze dell’agricoltura biologica, un passo importante per il futuro del settore.”
La selezione avviene nel ‘campo catalogo’, dove si coltivano centinaia di linee genetiche di cereali, sia tipiche del Mediterraneo che di altre zone, per sviluppare piante più resistenti ai cambiamenti climatici. Queste piante sono selezionate per avere radici più profonde, capaci di cercare umidità negli strati inferiori del suolo e resistere alla siccità. Le varietà selezionate sono caratterizzate anche da una maggiore altezza, che conferisce loro un’abilità competitiva verso le erbe infestanti e una maggiore tolleranza alle principali fisiopatologie.
Federica Bigongiali sottolinea inoltre che “la selezione dei semi, pur essendo cruciale per un’agricoltura più sostenibile, non basta da sola: deve essere integrata in un approccio agroecologico. Ciò significa adottare metodi di coltivazione che considerino l’azienda agricola come parte di un ecosistema, prestando attenzione alla rotazione delle colture, alla gestione della biodiversità e all’uso responsabile degli input agricoli.”
La FAO, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 16 ottobre, ricorda che circa 2,8 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a un’alimentazione adeguata. Un’alimentazione corretta è varia, equilibrata, ricca di nutrienti e povera di prodotti malsani. Il cibo non è solo nutrimento, ma anche diversità, disponibilità e sicurezza. Dovremmo avere accesso a una maggiore varietà di alimenti nutrienti, sia nei campi che nei mercati, affinché tutti possano trarne beneficio.