L’ape mellifica, Apis mellifera, è usata da millenni dall’uomo per l’apicoltura. Nonostante questo lunghissimo rapporto tra le api e l’uomo, questo straordinario animale non è mai stato domesticato
L’ape presenta delle peculiarità che la rendono un organismo chiave per la conservazione della biodiversità e degli equilibri ecologici in generale. Le api traggono il loro sostentamento dalla raccolta di nettare, polline e melata: raccogliendo queste sostanze dai fiori provvedono all’impollinazione e quindi alla riproduzione di molte piante
Il ruolo impollinatore delle api è molto importante nella produzione agricola e quindi è in stretta relazione con l’alimentazione umana: 1/3 circa della produzione agricola mondiale dipende dall’impollinazione animale. Questo insetto ricopre un ruolo straordinario nella produzione alimentare in tutto il mondo. L’ape riveste un ruolo ancora maggiore nella conservazione della flora spontanea, cioè di quel mondo vegetale su cui poggiano tutti o quasi gli ecosistemi terrestri. La plasticità rende questa specie il principale e fondamentale pronubo in vastissime parti del nostro pianeta. Si può dire dunque che le stesse flore di gran parte dell’Europa, dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia sono state plasmate dal rapporto con le popolazioni locali di questa specie
Allevare le api permette la produzione di importanti alimenti nutraceutici, quali miele, polline e pappa reale oltre che di sostanze di riconosciuto valore terapeutico a supporto della medicina convenzionale (propoli e veleno d’api). In questo scenario, il CiRAA offre una notevole varietà di agro-ecosistemi e di ambienti naturali adatti all’esercizio dell’apicoltura: ciò porta alla produzione di particolari ed importanti mieli monoflora (ad es. miele di girasole, di sulla, di erba medica, ecc.) nonché di interessanti mieli millefiori da essenze tipiche della macchia mediterranea (cisto, corbezzolo, erica), molto diffusa nelle aree boschive del CiRAA
Le api mellifiche, come tutti gli apoidei e gli altri insetti pronubi, sono seriamente minacciati da gravissimi fattori ambientali di origine antropica:
- l’inquinamento chimico, specialmente a causa del massiccio e capillare uso di agrofarmaci
- le modificazioni ambientali con conseguente riduzione della flora nettarifera
- i mutamenti climatici e la globalizzazione dei mercati che favoriscono l’emergere di nuove patologie ed avversità
La Legge quadro sull’apicoltura del 2004: “riconosce l’apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche…”.
La Carta di San Michele all’Adige (giugno 2018), stilata e firmata da esponenti della comunità scientifica e del mondo dell’apicoltura, contiene un «Appello per la tutela della biodiversità delle sottospecie autoctone di Apis mellifera Linnaeus, 1758 in Italia»